Teatro pieno. Il sipario rosso è chiuso, le luci si spengono, il brusio cala e il silenzio ci avvolge per qualche
istante. Siamo adolescenti, insegnanti, genitori, qui riuniti insieme, per assistere a uno spettacolo.
Un ragazzo entra dalla platea chiedendo a noi spettatori dove si trovi l’oracolo di Delfi e qui accade la prima
magia: qualcuno tra il pubblico risponde e lo studente, già attore, controbatte, improvvisa, gestisce
l’imprevisto e provoca abilmente le prime risate.
Questo attore insieme a tutti gli altri che, il 21 marzo scorso, al Teatro Rasi di Ravenna, hanno dato vita a
“Edipo o il patimento del sapere: era meglio non essere nati.” sono gli stessi giovani che vediamo nelle
mattine d’inverno camminare a testa bassa per i corridoi, schivi, come provati da un peso che talvolta è
purtroppo quello della scuola.
E invece sul palcoscenico, ogni anno, a conclusione del progetto scolastico della Non-scuola, avviene il
miracolo. Questi alunni diventano protagonisti, reinterpretano testi classici, mostrano il risultato del loro
impegno, lavorano in gruppo, si supportano, seguono il ritmo delle loro voci e dei loro corpi che abitano lo
spazio. Capiscono che si può affrontare la vertigine di mostrare se stessi davanti a oltre quattrocento
persone. Realizzano che le peculiarità di ognuno sono una risorsa da valorizzare. Comprendono che quando
si sbaglia, si deve reagire e trovare il modo di usare positivamente questo errore, anche solo per riderci
sopra insieme al pubblico.
Si tratta di un’alchimia che puntualmente va in scena, grazie alla preziosissima direzione del Teatro delle
Albe/Ravenna Teatro, e che riesce ad accendere la passione in questi giovani studenti e a far emergere i
loro talenti.
Potente questa Non-scuola…che poi, tanto non-scuola non è!